RACCONTI NOSTALGICI


La porta della taverna si apri' all'improvviso lasciando entrare una violenta folata di vento.
Solo pochi occhi si spostarono dai loro bicchieri per inquadrare il nuovo arrivato, il vecchio Slim, e tutti li distolsero immediatamente per evitare di vederselo sedere accanto pronto ad iniziare uno dei suoi racconti di gioventu' in cambio di un po' di vino e di un boccone di stufato.
Scrutando la sala col suo unico occhio Slim, considerando la poca considerazione che la sua entrata aveva causato, comincio' a pensare di doversene andarsene a stomaco vuoto; poi vide il Viaggatore...
Era la', seduto, con la bisaccia appoggiata sul tavolo, cercando al contempo di non farsi notare e di prestare attenzione a quanto si svolgeva intorno a lui.
"Anch'io ai miei tempi ho viaggiato molto sa - esordi' il vecchio - e ricordo ancora la diffidenza incontrata quasi ovunque, sa come se fossi una capra parlante"
Il Viaggiatore gli rivolse uno sguardo interrogativo...
"Eh si' ricordo ancora quando per guadagnarmi da vivere invece di raccontarle, vivevo le mie eroiche avventure" - e cosi' dicendo si accomodo' sulla sedia libera di fronte al suo stupito interlocutore.
"Erano i tempi della guerra tra Milano e Venezia... sa lassu' nella grande pianura... e io combattevo al soldo del condottiero veneziano - come ??@@## si chiamava Marius, Marolus... no. no, ecco - Marcus da Signa.
Avevamo conquistato Piacenza ormai quasi da un anno e benche' continuassimo a presidiare la zona eravamo ormai convinti che i milanesi non ci avrebbero piu' dato problemi...
Credo fosse l'inizio della primavera del 1481... le nevi si erano sciolte da poco ed il grande fiume era molto grosso... quando ci giunsero voci dell'avvicinarsi dell'esercito milanese.
Io venni scelto assieme ad alcuni compagni, per attraversare il fiume piu' a valle e scontrarmi col nemico sul fianco nel momento in cui questo fosse gia' impegnato in combattimento, o meglio ancora, se possibile, per aggirarlo alle spalle e chiudergli ogni via di fuga.
Ricordo ancora l'aria pungente di quella mattinata che ci spinse ad alzarci molto presto - e ancora oggi non so se quella fu la nostra fortuna o la nostra rovina - e a metterci in cammino quando era ancora buio; giungemmo cosi' in vista del nemico solo nel momento in cui il nostro esercito si preparava a guadare.
All'inizio pensammo che questa si sarebbe rivelata una fortuna - il nemico avrebbe dovuto spezzare le proprie forze in due - ma lo sconforto ci colse quando ci rendemmo conto che a causa della piena, della forte corrente e della bassa temperatura i cavalli si rifiutavano di attraversare.
Tutto il fianco nemico, rendendosi conto della situazione, si giro' verso di noi e ci carico'.
La situazione era disperata e ci si poneva di fronte un'unica soluzione: sacrificare qualcuno per non morire tutti quanti.
Col terrore negli occhi i prescelti per restare si gettarono contro il nemico, mentre noi ci dirigevamo verso il fiume - sperando di essere piu' fortunati dei nostri compagni ancora bloccati sull'altra riva - e la relativa salvezza di un frutteto che sorgeva li' vicino.
Proprio mentre i nostri compagni venivano raggiunti dall'impeto della carica milanese e falciati senza pieta' noi alcuni dei nostri cavalli riuscirono, benche' recalcitanti, ad immergersi nell'acqua e ad attraversare..."
Slim osservo' il suo ascoltatore pensando di trovarlo conquistato dal racconto ed invece gli lesse negli occhi un'espressione sempre piu' indecifrabile.
"Non mi dica che anche lei e' uno di quelli che non vogliono sentire parlare della guerra perche' pensano che le parole la possano evocare?"
Finalmente il Viaggiatore apri' bocca spronato dal tono interrogativo del vecchio "Escusez moi monsieur, mais je ne parle pas italien" e alzandosi per andarsene lo saluto' con un "Vous avez eté quand meme très joly. Au revoir".


Luca Macchi


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